I grassi o lipidi sono molecole molto importanti per la nostra salute, di fatto costituiscono la fonte più concentrata di energia contenuta negli alimenti (9 kcal/gr.). Prevalentemente svolgono una funzione di
riserva energetica, ma sono anche fondamentali costituenti di alcune strutture del nostro organismo come
gli ormoni, le membrane cellulari e le lipoproteine. L’assunzione dei grassi permette inoltre alle vitamine
liposolubili di essere trasportate come substrati e di essere utilizzate nelle reazioni biochimiche.
Gli acidi grassi sono classificati in base alla lunghezza della catena di atomi di carbonio e dal numero di
doppi legami che possiedono: i grassi saturi non contengono doppi legami, i monoinsaturi ne contengono uno e i polinsaturi due o più.
I grassi in generale ma sopratutto quelli saturi, per molti anni sono stati “incolpati” di essere alla base dei
fattori di rischio cardiovascolare, tanto come il fumo da sigaretta o l’alcol… Sarà successo a tanti sentir
dire che mangiare grassi saturi eleva i livelli di colesterolo che a sua volta ostruisce le arterie con
conseguenze spesso drammatiche. Ma è tutto vero?
In un sempre più dinamico panorama scientifico le nostre conoscenze in termini di nutrizione si stanno
evolvendo ed in particolar modo sono state fatte interessanti scoperte proprio sui grassi, grazie a sempre
più univoci dati scientifici è in atto una vera e propria riabilitazione dei grassi anche dei tanto
temuti grassi saturi.
Dopo anni in cui abbiamo visto un susseguirsi di studi su numerose riviste scientifiche, ad agosto 2017 è
stato pubblicato su Lancet un lavoro denominato PURE ( Prospective Urban Rural Epidemiology) che
dovrebbe porre fine alla discussione. Sono stati valutati 135.000 soggetti provenienti da 18 paesi e cinque
continenti, sia da zone urbane che rurali, seguiti per una media di 7,4 anni, valutando le abitudini
alimentari e come queste si associassero con la mortalità complessiva ed il rischio cardiovascolare.
L’enorme mole di dati, la presenza di un campione ampio e vario al suo interno e la raccolta prospettica
rendono questo studio uno dei più significativi mai realizzati in questo campo.
I risultati ? eccoli : “ il consumo di grassi, saturi ed insaturi, non si correla con la presenza di malattia
cardiovascolare, infarto o mortalità da malattia cardiovascolare, mentre l’assunzione di grassi saturi si associa ad una riduzione del rischio di ictus.
Una dieta ricca di carboidrati, invece, si associa ad un rischio di mortalità generale aumentato.
Sostituire una parte di carboidrati con grassi insaturi portava una riduzione dell 11% di mortalità
complessiva e del 16% della mortalità per malattia non cardiovascolare. Sostituendo parte dei carboidrati con grassi saturi si è vista una riduzione del 20% di rischio ictus.
Il consumo di proteine non si correla con modifiche di mortalità.
Bisogna utilizzare queste preziose informazioni della ricerca scientifica nel quotidiano.
Credo sia necessario spostare la “mira” dai grassi e puntare sui carboidrati, sopratutto sugli zuccheri
semplici, identificati come la vera minaccia dalla quale proteggersi!
Ma alla luce di queste scoperte cosa cambia ? Spero tanto in una revisione delle linee guida, attesa da tempo, con ampio spazio a modifiche nutrizionali che si concentrino sul controllo dei carboidrati, vero
nucleo del problema , non dei grassi e ne tanto meno, come si è visto, dalle proteine